““Forse siamo ancora in pochi nelle campagne, ma in tanti credono in una trasformazione, in una comprensione tra gli esseri umani. In questa giornata d'incontro, vogliamo dire che esistiamo, che ci siamo, che ci stiamo provando. Ancora in ordine sparso, sicuramente non coordinati, ma forse è arrivato il momento di raccoglierci e identificarsi. Il prossimo 9 luglio vorremo invitarvi a traghettare le nostre idee sull'ipotesi di una nuova rete di relazioni sociali all'interno di piccoli nuclei di ruralità, attraverso un potente metodo di comunicazione: la nostra parola.”
[Luglio 2017, volantino d’invito alla prima riunione della CRD]”
Nel 2017, un incontro d’estate ha dato l’avvio a una nuova fase di quella comunità che esisteva già nel quotidiano di ognuno di noi. Oggi, ancora, Comunità Rurale Diffusa vuol dire semplicemente che in questo ampio territorio di confine tra Lazio, Umbria e Toscana vivono persone che sono parte di una rete di contatti e relazioni la cui trama nasce da bisogni diversi: socialità, rapporti di fiducia, legame con la Terra, difesa del territorio, educazione, disponibilità di cibo sano. Buona vita, insomma.
Un percorso nato e cresciuto dal confronto, cercando di superare ognuno il proprio individualismo, per darci sostegno e coraggio in un’epoca che corre a velocità distanti dai nostri battiti quotidiani, volutamente vicini a quelli della natura. Siamo donne e uomini che provano a tirare fuori dall’esistenza il meglio che credono possibile; quel meglio che oggi troppo spesso è definito alternativa, è la base su cui vogliamo costruire il nostro tempo. Sospesi tra il passato di una ruralità condivisa, che rappresenta la nostra aspirazione, e questo presente in cui è indispensabile che sia diffusa consapevolezza, navighiamo a vista tenendo insieme il vento in poppa, impegnandoci per far sì che oggi sia una buona giornata e che domani ci sia la stessa possibilità. Per tutti.
Mangiare e bere sono bisogni e diritti fondamentali, da rispettare e difendere ogni giorno con le nostre scelte. Tra queste crediamo basilare produrre e acquistare alimenti rispettosi dell'ambiente, del lavoro, degli animali e della salute; rispettosi della semplicità di un'esistenza che continua generazione dopo generazione, figlia della lungimiranza e dell'amore per il prossimo. Nella CRD sono tante le realtà contadine che producono cibi di qualità, reperibili nei nostri Mercati Contadini, nei GAS (Gruppo d’Acquisto Solidale) di zona, oltre che direttamente dalle produttrici e dai produttori. Cibi che fanno bene da quando sono coltivati a quando sono mangiati, perché inseriti nel ciclo naturale del pianeta e all’interno di rapporti sociali e lavorativi equilibrati. Per averli anno dopo anno, senza timore di rimanere senza, e così, di fronte a una tavola imbandita, poter sorridere sempre. Un vecchio proverbio georgiano racconta come si possa vivere senza essere o avere schiavi e, al contempo, disporre di grano e vino anno dopo anno. In un tempo in cui la semplicità è spesso ridotta a vecchia tradizione, mentre l’effimero e l’artificio sono al centro del quotidiano, è bene ricordare che mangiare e bere sono le basi. Ma mangiare e bere bene, sono la salute e la gioia.
La rubrica “Cibària” si propone di parlare di agricoltura, salubrità, nutrizione e cucina. Spesso questi argomenti vengono affrontati in maniera scollegata tra loro, mentre noi crediamo esista una connessione intima e per nulla scontata tra quello che mangiamo, il nostro benessere e quello dell'intero pianeta. Nelle pubblicazioni periodiche affrontiamo temi specifici e approfondiamo vari aspetti legati al cibo, sottolineando i benefici di alcuni alimenti rispetto ad altri e indicandone la stagionalità. Speriamo in questo modo di offrire del materiale utile a quanti sono interessati a questi argomenti o, a chi, semplicemente, desidera integrare le proprie scelte alimentari con cibi buoni, sani e stagionali.
A questa rubrica collaborano sei donne, sei professioniste provenienti da diversi percorsi che hanno scelto di vivere l'agricoltura contadina, raccontandola attraverso questo progetto comune. Tra loro esistono e co-esistono diverse competenze; tra queste citiamo quelle artistiche, linguistiche, editoriali e di comunicazione, di naturopatia, di pratiche contadine e cucina agricola.
Il centro Italia è minacciato dalla diffusione spregiudicata della coltivazione intensiva di nocciole, favorita dagli investimenti di alcune multinazionali e da politiche poco lungimiranti. Non sono i noccioli a preoccupare, ma l’impatto che questa monocoltura può avere sulla salute delle persone e dell’ambiente, soprattutto per via dei trattamenti fitosanitari (pesticidi, erbicidi, etc.) che necessita per produrre abbondanti frutti dal formato standardizzato. Di fronte a questa minaccia si è messa in moto una rete di resistenza fondata su principi di sostenibilità e buone pratiche, con l’obiettivo di dare vita a iniziative, raccogliere fondi per ricorsi giudiziari e presentare alternative valide e sostenibili, sia dal punto ambientale che economico.
L’altopiano dell’Alfina è una delle zone in cui sono stati messi a dimora alcuni dei più vasti impianti intensivi di noccioli. Qui l’uso massiccio di fitofarmaci potrebbe compromettere la fonte del Tione e la falda acquifera che riforniscono il vasto comprensorio dell’orvietano. Il paesaggio deturpato rappresenta dolore e preoccupazione quotidiani per chi lo abita e per tutti noi è il simbolo del futuro agricolo, sociale ed economico che non vogliamo.
Omelia Contadina è un'azione cinematografica con cui la regista Alice Rohrwacher e l’artista JR vogliono sostenere la lotta di piccoli agricoltori e cittadini dell'Altopiano dell’Alfina.
La realizzazione di impianti geotermici intorno al Lago di Bolsena desta forti preoccupazioni per il fondato rischio che gli impianti possano innescare terremoti, inquinare seriamente le acque delle falde potabili, così come il lago stesso, e generare problemi di emissioni velenose. Produrre energia al giorno d'oggi non può essere una condanna per le persone che abitano un territorio e invece profitto per chi, da lontano, lo mette a repentaglio speculando sull’eccessivo fabbisogno di energia del Paese. Produrre energia deve essere sempre una scelta sostenibile e democratica che rispetti il volere delle persone e la loro salute.